Il regista Paolo Genovese sarà a Porto San Giorgio per aprire ufficialmente il nuovo Festival “Il mare dentro”, che propone incontri e riflessioni tutti sul tema mare.

villa bonaparte Paolo Genovese: chi è?

Romano, 51 anni, vincitore del David di Donatello 2016 per il miglior film “Perfetti sconosciuti”, vanta lusinghieri responsi ai botteghini con “La banda dei Babbi Natale” (2010, con Aldo, Giovanni e Giacomo, più di 20 milioni di euro di incasso), Immaturi (2011) e il suo seguito Immaturi – Il viaggio (2012), Una famiglia perfetta (2012) e Tutta colpa di Freud (2014).

Ha lavorato come sceneggiatore  e in tandem con Luca Miniero (Incantesimo napoletano, 2002; Nessun messaggio in segreteria, 2005; Questa notte è ancora nostra, 2008).

Il libro che presenta mercoledì parla  di un uomo, due donne e un ragazzino convinti di aver toccato il fondo: improvvisamente incontrano un personaggio misterioso che regala ad ognuno sette giorni per scoprire come sarebbe il mondo senza di loro. E, se possibile, per innamorarsi ancora della vita.

Paolo Genovese: conosciamolo meglio

Genovese, le riesce più facile scrivere un libro o dirigere un film?

“Sono due cose diverse. Nel film gestisci un centinaio di persone, i rapporti interpersonali sono importanti. Il prodotto è frutto di un grandissimo lavoro di squadra mentre nella scrittura si è soli, con un foglio ed una penna”

Nel libro che presenta mercoledì a Porto San Giorgio c’è storia e fantasia: nelle sue pellicole si ispira a fatti realmente accaduti?

“No, ma la materia prima viene presa dalla realtà. Parto dall’osservazione di quello che mi sta intorno, dalle persone, dalle situazioni: questi aspetti danno l’imput alla creazione di storie”.

Chi le ha trasmesso l’amore per il cinema?

“Credo dalla passione di raccontare storie. Ho scoperto uno dei tanti modi, usando le immagini e le parole”.

Con lei s’inizierà a parlare del libro e si finirà al grande schermo. Come è cambiato il cinema italiano dagli anni 90’ ad oggi?

“E’ cambiata la società e, di conseguenza, il cinema che la rappresenta e la racconta. Negli ultimi trent’anni credo abbia avuto molte meno fratture rispetto al passato. Prima c’erano stravolgimenti profondi, dalla politica alla società (gli anni di piombo, l’aborto, il divorzio, le battaglie per i diritti). Ci siamo lasciati alle spalle periodi stimolanti sul fronte culturale. Viviamo un appiattimento, c’è più minimalismo”.

Quali sono i suoi progetti?

“Per adesso niente”.

A cosa sta lavorando?

“Alla promozione del romanzo”.

Approfitterà della tappa sangiorgese anche per riposarsi e conoscere il territorio?

“Devo ripartire, purtroppo ho diversi impegni. Ma il Fermano e Porto San Giorgio li conosco bene. Mio nonno era di Piane di Falerone, ho ancora una casa li. E al mare, quando ero da quelle parti, andavo a Porto San Giorgio”.

 

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